…Silvano Bricola si esprime tramite la figurazione, anche se la sua più che ad episodi della quotidianità sembra rivolgersi a vicende rivenienti da una antica memoria sedimentata nel tempo ed ormai entrata a far parte di un immaginario onirico. Le sue immagini in cui convivono uomini e cavalli rappresentano vicende epiche e pezzi di storia. Basterebbe ricordare il cavallo alato Pegaso, quello in legno che permise ai Greci di espugnare Troia, la Battaglia di Balaklava, il celeberrimo cavallo di Michelangelo ed i cavalli con cavaliere di Marino Marini, il cavallo del Cid Campeador, la caduta da Cavallo di San Paolo. Non c’è da meravigliarsi: il cavallo, animale nobile oltre che domestico, ha una storia lunga. I primi esemplari sono comparsi nel Nord America alla stato selvaggio per poi passare in Asia e in Europa. Dal continente americano però scomparvero verso la fine del Terziario. Quelli che vivono ora allo stato libero in America sono esemplari provenienti dall’Europa dopo la scoperta del nuovo continente.
I cavalli di Bricola, così come le figure umane, sembrano provenire da un sogno che ricorre pervicacemente quasi a ricordare una valenza epocale ormai scomparsa. I colori morbidi e ricchi di evanescenze, la gestualità ampia, i fondi umbratili dai quali compaiono figure in movimento depongono per una idealizzazione trasognata.… Bricola denuncia la labilità dei nostri giorni, ma lo fa per contrapposizione: il cavaliere ed il suo cavallo travolti dagli eventi, tutti e due stramazzati a terra, lasciano trasparire i valori autentici del passato che non concedono spazio alle illusioni della società attuale.
(dalla presentazione in catalogo di Ettore Ceriani)